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La ricostruzione della vicenda della città italiana nel regno di Napoli nel secolo XIX genera esiti sorprendenti per l'atipicità dei metodi di governo e progettuali applicati a quella città, in singolare e fertile dialogo, sia dai vertici politici - arroccati nella capitale centrale come nelle 'vicarie' di questa sparse nel territorio, a quel tempo più vasto in Italia - che dalle comunità locali. Il "benessere della città", "la sicurezza e il comodo degli abitanti, la regolarità e la decenza delle strade esistenti e da aprirsi, l'abbellimento e il decoro dell'architettura tanto pubblica che privata, e la salubrità dell'aria", ispirate dai "progressi che la scienza e le arti abbiano recato", appaiono come finalità essenziali di una governance urbana di tipo tardo-aristocratico, che sembra tuttavia capace di ancorarsi a una persistente tradizione culturale e di paesaggio e di perseguire modelli socialmente e funzionalmente integrati, spesso così generando elevata qualità degli interventi su quanto già esiste e delle nuove realizzazioni.